La complessità dei rapporti personali può diventare per alcune persone fonte di quotidiana sofferenza. Il rapporto altalenante con figure significative (genitori, amicizie, partner, colleghi, professori, ecc.) può dominare la vita emotiva di queste persone che cercano, spesso senza successo, di trovare un giusto equilibrio tra due estremi:
- totale vicinanza e adesione a queste figure (con il rischio di con-fusione, perdita dei confini tra sé e l’altro, perdita della propria autonomia e dei propri obiettivi) e;
- netta demarcazione (con perdita di punti di riferimento fondamentali, senso di vuoto, incertezza e senso di colpa di fronte a iniziative personali)
Il rapporto col proprio corpo può diventare in questi casi l’alternativa più immediata per distogliersi da questa intima dinamica tra vicinanza eccessiva e opprimente e doloroso ma necessario distanziamento dall’altro.
Per cercare di riportare se stessi al centro della propria esperienza molti agiscono sul corpo tramite il cibo, privandosene o abbandonandosi totalmente ad esso, attivandosi o sedandosi all’occorrenza quando i rimandi o le richieste degli altri diventano ingestibili. Quando si è visceralmente concentrati su se stessi, per il doloroso languore del non mangiare, per il senso di pienezza di un’abbuffata o per lo sforzo estremo del vomitare, le difficoltà relazionali e i vissuti negativi associati passano in secondo piano.
La psicoterapia può essere un valido aiuto per ritrovare se stessi in casi di anoressia, bulimia, binge-eating (abbuffate), obesità.