Per chi come me è stato bambino negli anni ’80, Elton John rimane associato a canzoni leggere dai toni melancolici, a volte struggenti, che era bello canticchiare anche senza conoscere l’inglese. Sad songs, Nikita, I guess that’s why they call it the blues. Parole e note, integrate dai video musicali per chiarire quelle atmosfere che a me trasmettevano un senso di perdita, di fatica ma anche di liberazione personale, di accettazione e pacifica risoluzione dei propri travagli.
Rocketman, il nuovo film diretto da Dexter Fletcher, cerca di spiegare da dove provenga quella sofferenza, struggente desiderio di vedersi riconosciuti nella propria individualità e unicità, di sentirsi sempre se stessi, senza vacillare, lungo le varie e avverse esperienze dell’esistenza.
Percorso mai semplice per chi nell’altro trova non solo un elemento di confronto, ma vera e propria fonte di co-percezione: cioè, io sono e mi sento continuamente me stesso in quanto mi vedi, mi accetti, me lo dimostri. Ciò che voglio o non voglio, mi piace o non piace è un continuo sentirmi in questo o in quel modo guardando e prendendo in considerazione gli altri.
La vita è un’altalena e i personaggi che incontri sono più variopinti dei burattini di Mangiafuoco. E così, essere Elton non deve essere stato sempre facile.
Il film però trova una vera e propria scorciatoia per spiegare la smania di riconoscimento, affetto e infine di amore del grande artista: da piccolo ha avuto una famiglia che quell’amore non gliel’ha mai dato e quindi, anche da grande, rincorre emozioni attraverso shopping, sesso, droghe. Tutto ciò per colmare quel vuoto e sedare quel dolore. Questo è il punto meno interessante del film a mio parere: la storia preconfezionata del «trauma» infantile a spiegare il corso di una vita unica. Un uomo razzo con la traiettoria preimpostata, sin da piccolo.
A parte questa lettura che non rende giustizia alla vita di Elton, né a quella di chiunque altro si sia mai trovato in simili situazioni di sofferenza, il film è molto piacevole, forte di coinvolgenti momenti musicali ad accompagnare le vicende umane del cantante.
Chissà come si sarà sentito nel vedere che, ancora in vita, la sua esistenza è già stata riletta e impacchettata per il pubblico in chiave quasi agiografica (come per i santi)... Stando al film la risposta è ovvia: dipende dall'accoglienza che avrà avuto Rocket Man.
Speriamo che Elton abbia ripreso in mano i comandi del suo missile, lasciandosi alle spalle le traiettorie fisse e prevedibili che si vuole far risalire al suo passato. Un racconto, questo, che gli nega quell’orizzonte di possibilità che caratterizza l’esistenza di ognuno.
Anche tu ti senti come Elton? Credi sia arrivato il momento di cambiare la tua traiettoria? Possiamo aiutarti in questo percorso. Chiamaci!
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